venerdì 27 febbraio 2009

1909, Futurismo: il Manifesto

MANIFESTO DEL FUTURISMO

Parigi, Le Figarò 20 Febbraio 1909


(Mario Sironi, "Il ciclista" 1916)

1-Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità.

2-Il coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.

3-La letteratura esaltò fino ad oggi l’immobilità penosa, l’estasi ed il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.

4-Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità

5-Noi vogliamo inneggiare all’uomo che tiene il volante, la cui asta attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.

6-Bisogna che il poeta si prodichi con ardore, sfarzo e magnificenza, per aumentare l’entusiastico fervore degli elementi primordiali.

7-Non vi è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro.

8-Noi siamo sul patrimonio estremo dei secoli poiché abbiamo già creata l’eterna velocità onnipresente.

9-Noi vogliamo glorificare la guerra -sola igiene del mondo- il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore

10-Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica o utilitaria

11-Noi canteremo le locomotive dall’ampio petto, il volo scivolante degli areoplani. E’ dall’Italia che lanciamo questo manifesto di violenza travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il Futurismo.

Queste le parole con cui Filippo Tommaso Marinetti fonda il 20 Febbraio 1909 a Parigi il manifesto futurista.

(Luigi Russolo, "Dinamismo di un treno", 1912)

mercoledì 25 febbraio 2009

delle rivoluzioni



I progetti rivoluzionari sono sempre alimentati dalla
fede
nei miracoli e dalla speranza di un mitico paradiso.


F. Schachermeyer, Pericle

domenica 22 febbraio 2009


Essere immortale

Essere immortale è cosa da poco:
tranne l'uomo, tutte le creature lo
sono, giacché ignorano la morte;
la cosa divina, terribile,
incomprensibile, è sapersi
immortali.


(Jorge Louis Borges, L'immortale)

sabato 21 febbraio 2009

Futurismo - Ancora attuale?


Siamo nelle mani dei

borghesi,

dei burocratici, degli

accademici,

dei posapiano, dei

piacciconi.

Non basta aprire le

finestre – bisogna sfondar

le porte.

Le riviste non bastano ci

vogliono le pedate.



Giovanni Papini

(Discorso di Roma 1913)

giovedì 19 febbraio 2009

della libertà (ancora)







Si può senza pericolo diminuire la libertà per un certo tempo; ma a condizione che non sia toccata l'uguaglianza e che tutti i cittadini subiscano la stessa offesa.


LOUIS LATZARUS, La Politique.

mercoledì 18 febbraio 2009

dell'amicizia



I figli sono la corona degli uomini; le torri la corona di una città; i corsieri sono l’ornamento di una pianura, le navi l’ornamento del mare; le ricchezze aumentano lo splendore di una casa, i re venerabili riuniti in assemblea sono un augusto spettacolo pei popoli; ma ciò che io preferisco a ogni altra cosa è la casa di un amico nella quale brilla un buon fuoco in inverno, quando Giove lascia cadere la neve a larghi fiocchi. (Omero)

USA, nuovo crack (8 miliardi di dollari)

dal Corriere della Sera.it (18.2.2009)
Secondo solo al crack Madoff di 50 miliardi ...

Usa, nuova frode da 8 miliardi di dollari

Sospese le attività del magnate texano Robert Stanford ...

WASHINGTON - Nuova frode finanziaria negli Stati Uniti resa noto nello stesso giorno in cui il presidente Barack Obama firma la legge di 787 miliardi di dollari 625 miliardi di euro di stimolo economico. L'autorità di controllo della Borsa americana ha infatti accusato di frode il magnate texano, Robert Allen Stanford, e tre delle sue società: la Stanford International Bank con base nell'isola caraibica di Antigua, lo Stanford Group di Houston, e lo Stanford Capital Management. La frode riguarderebbe uno schema di investimento sui certificati di deposito di oltre 8 miliardi di dollari 6,35 miliardi di euro, che è da tempo al centro di forti polemiche, per gli eccessivi ritorni che garantirebbe agli investitori. È stato chiesto il temporaneo congelamento delle attività di Stanford, che si trova al 205° posto nella classifica di Forbes dei più ricchi del mondo, con un patrimonio netto personale di 2,2 miliardi di dollari. Stanford è conosciuto anche per le sue attività di sponsor nel golf, nel tennis, nel cricket e nella vela. Subito dopo le accuse nei suoi confronti, le associazioni del cricket di Inghilterra, Galles e dell'India occidentale hanno fatto sapere di aver sospeso i negoziati di sponsorizzane con Stanford.

martedì 17 febbraio 2009

Parole

P a r o l e

banzai43


Parole. Ho scritto ... Parole.

Parole per te.

Parole infuocate, parole torbide,

parole pericolose, parole fresche,

parole di sabbia, d’erba odorosa e d’acqua. Parole.

T’ho vestita di parole.

T’ho lavata con parole.

T’ho asciugata e ninnata e

assicurata con parole. Parole ...

Mie parole per te.

Parole. Ho scritto parole per te,

amor mio. Verdi, come

la prateria più verde,

musicali, balzane, flessibili, sinuose.

Parole vere, parole forti.

Parole. Ho scritto parole per te

e per me quando non ci sei, amor mio.

Ho costruito radici di parole,

punti fermi, àncore per noi,

di parole.

Ho scritto parole con l’animo.

Ho scritto parole con la mente,

con le mani, col coltello.

Parole! Parole! Parole!

Parole, quasi serie, per tutti gli atti

di questa strana commedia ch’è

la vita.


giovedì 12 febbraio 2009

dell'amore passato


E' meglio aver amato e perduto

che non aver mai amato.

....................Butler

mercoledì 11 febbraio 2009

della bellezza



La bellezza è
una lettera
di raccomandazione
che ci dispone bene il cuore
in anticipazione.
ARTHUR SCHOPENAUER

lunedì 9 febbraio 2009

Verso le stelle


Verso le stelle

banzai43

Ti condurrò, un giorno,

prendendoti per mano

a vagare con me

verso le stelle.


Montagne imponenti

e protettive

segneranno il cammino

sorridendo.


Fra odorosi sentieri

cingerò le tue spalle

bacerò la tua bocca

al ritmo forsennato del tuo cuore.


In un piccolo bar

tutto di legno

berremo vino caldo

e nell’affanno


sarà sufficiente lo sguardo

per capirsi.

venerdì 6 febbraio 2009

Il cinema e il caso Englaro


Ripresa integrale dell'articolo, a firma Alberto Crespi, pubblicato oggi, 6 febbraio 2009, a pag. 14 di "DNews" Milano

Il cinema e il caso Englaro

Eutanasia, solo il grande Eastwood saprebbe affrontarla nel modo giusto.
Nei suoi film Clint fa capire che solo chi è coinvolto può parlarne.

Giorni fa abbiamo visto in anteprima "Gran Torino", il nuovo film di Clint Eastwood. Il film è annunciato in Italia per il 27 febbraio e non scriveremo, qui, una recensione. Che sia un capolavoro, possiamo dirlo tranquillamente, ma non è una notizia: da diversi anni, almeno da "Mystic River" in poi, Clint Eastwood fa SOLO capolavori. Il motivo per cui vogliamo parlarvi di "Gran Torino" è strettamente legato all'attualità, ma ve lo riveleremo solo nelle ultime righe. Un pizzico di suspence non guasta.
Finale a sorpresa. Diciamo subito, invece, che "Gran Torino" non è un film sul Grande Torino di Valentino Mazzola, né sul calcio. Gli appassionati di auto sanno che la Gran Torino è un modello leggendario della Ford: una fuoriserie dalla carrozzeria molto particolare, muso lungo e sedere corto; per intenderci, la macchina di Starsky & Hutch. Nel film è l'automobile alla quale il personaggio di Clint, Walt Kowalski, è morbosamente affezionato.
Walt Kowalski è un anziano reduce dalla guerra di Corea che rimane vedovo nella primissima scena. I due figli sono dei molluschi che abitano altrove. Walt vive da solo in un quartiere che una volta era tranquillo, mentre ora è diventato multirazziale e pericoloso. Nella villetta accanto alla sua vive una famiglia di Hmong, come da quelle parti chiamano gli immigrati dal Sud-Est asiatico. Sono una combriccola numerosa e rumorosa, quanto Walt è solitario e silenzioso. Walt li disprezza. E un “redneck”, un razzista bieco. Lui, in Corea, i Hmong li ammazzava come mosche. Ora deve sopportarli come vicini. E una sera i ragazzini di una gang tentano di rubare la sua Gran Torino del '72. Lui li caccia minacciandoli con lo schioppo, per poi scoprire che il tentato furto era un rito di passaggio della famigerata "linea d'ombra": Thao, il giovane figlio dei vicini, era stato forzato da una gang che voleva in quel modo "iniziarlo" alla vita del teppista. Ma Thao, in realtà, è un pezzo di pane, che preferisce accudire il giardino ("un lavoro da donna") piuttosto che mettersi nei guai. Walt, pian piano, si affeziona a lui. E scopre un mondo, che lo trasformerà in paladino della multiculturalità. Walt Kowalski è una sorta di ispettore Callaghan in pensione. Eastwood lo interpreta con una grinta e una poesia indicibili. Ieri abbiamo pensato a lui quando abbiamo saputo dei nuovi sviluppi del caso Englaro. Clint Eastwood ha parlato dell'eutanasia in un altro capolavoro, "Million Dollar Baby", e ne ha parlato nell'unico modo sensato: facendoci capire - da artista, non da politico né da medico - che l'eutanasia è un'esperienza talmente forte e crudele che solo chi ci è passato, da parente o amico, dovrebbe avere il diritto di parlarne. Per questo noi oggi non vogliamo parlare del caso Englaro. Vogliamo solo esprimere solidarietà umana al papà di Eluana e alla
sua famiglia, e vogliamo solo dire che vorremmo avere Clint Eastwood come presidente del Consiglio. Solo questo. Tutto il resto, diceva il poeta, è silenzio.


da "Il piccolo principe" ...

In quel momento apparve la volpe.
"Buon giorno", disse la volpe.
"Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
"Sono qui", disse la voce, "sotto al melo..."
"Chi sei?" domandò il piccolo principe, "sei molto carino..."
"Sono una volpe", disse la volpe.
"Vieni a giocare con me", le propose il piccolo principe, sono così triste..."
"Non posso giocare con te", disse la volpe, "non sono addomestica".
"Ah! scusa", fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
"Che cosa vuol dire addomesticare?"
"Non sei di queste parti, tu", disse la volpe, "che cosa cerchi?"
"Cerco gli uomini", disse il piccolo principe.
"Che cosa vuol dire addomesticare?"
"Gli uomini" disse la volpe, "hanno dei fucili e cacciano. E' molto noioso! Allevano anche delle galline. E' il loro solo interesse. Tu cerchi delle galline?"
"No", disse il piccolo principe. "Cerco degli amici. Che cosa vuol dire "addomesticare ?"
"E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire “creare dei legami”..."
"Creare dei legami?"
"Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo".
"Comincio a capire" disse il piccolo principe. "C'è un fiore... credo che mi abbia addomesticato..."
"E' possibile", disse la volpe. "Capita di tutto sulla Terra..."
"Oh! non è sulla Terra", disse il piccolo principe.
La volpe sembrò perplessa:
"Su un altro pianeta?"
"Si".

"Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?"
"No".
"Questo mi interessa. E delle galline?"
"No".
"Non c'è niente di perfetto", sospirò la volpe. Ma la volpe ritornò alla sua idea:
"La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio perciò. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano..."
La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe:
"Per favore... addomesticami", disse.
"Volentieri", disse il piccolo principe, "ma non ho molto tempo, però. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose".
"Non si conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe. "Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!"
"Che cosa bisogna fare?" domandò il piccolo principe.
"Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu ti sederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino..."
Il piccolo principe ritornò l'indomani.
"Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe.
"Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore... Ci vogliono i riti".
"Che cos'è un rito?" disse il piccolo principe.
"Anche questa è una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe. "E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza".
Così il piccolo principe addomesticò la volpe.
E quando l'ora della partenza fu vicina:
"Ah!" disse la volpe, "... piangerò".
"La colpa è tua", disse il piccolo principe, "io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi..."
"E' vero", disse la volpe.
"Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"E' certo", disse la volpe.
"Ma allora che ci guadagni?"

"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".
Poi soggiunse:
"Va' a rivedere le rose. Capirai che la tua è unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalerò un segreto".
Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose.
"Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente", disse. "Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora è per me unica al mondo".
E le rose erano a disagio.
"Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. "Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei che ho innaffiata. Perché è lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perché è lei che ho riparata col paravento. Perché su di lei ho uccisi i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa".
E ritornò dalla volpe.
"Addio", disse.

"Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi". "L'essenziale è invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo. "E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante". "E' il tempo che ho perduto per la mia rosa..." sussurrò il piccolo principe per ricordarselo. "Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa..." "Io sono responsabile della mia rosa..." ripeté il piccolo principe per ricordarselo.

- - -


giovedì 5 febbraio 2009


Io non parteggio per nessuno.
Mi oppongo a chi sragiona.

Abate Galliani

mercoledì 4 febbraio 2009

della giovane vecchiezza




Approvo che ci sia
qualcosa del vecchio nel giovane,
e qualcosa del giovane in un vecchio.



CICERONE

lunedì 2 febbraio 2009

Poesia - Tromba


Tromba

Alfonso Cortes


Questa tromba che attende. ora sospesa a un chiodo,

le nove della sera per sonare il silenzio

o il destarsi del giorno per lanciare all'aurora

chiare diane che filtrino nell'etere di seta,

l'ho vista in altro tempo, con voce d'altro canto,

infrangendosi il sole sul suo bronzo brunito

sguainare i suoi accenti come spade di pianto

e agitare tremanti bandiere di suono.

----------

dell'adulazione




L'adulazione è un commercio di menzogne,

fondato da una parte sull'interesse,
dall'altra sulla vanità.

ROLLIN