Ripresa integrale dell'articolo, a firma Alberto Crespi, pubblicato oggi, 6 febbraio 2009, a pag. 14 di "DNews" Milano
Il cinema e il caso Englaro
Eutanasia, solo il grande Eastwood saprebbe affrontarla nel modo giusto.
Nei suoi film Clint fa capire che solo chi è coinvolto può parlarne.
Giorni fa abbiamo visto in anteprima "Gran Torino", il nuovo film di Clint Eastwood. Il film è annunciato in Italia per il 27 febbraio e non scriveremo, qui, una recensione. Che sia un capolavoro, possiamo dirlo tranquillamente, ma non è una notizia: da diversi anni, almeno da "Mystic River" in poi, Clint Eastwood fa SOLO capolavori. Il motivo per cui vogliamo parlarvi di "Gran Torino" è strettamente legato all'attualità, ma ve lo riveleremo solo nelle ultime righe. Un pizzico di suspence non guasta.
Finale a sorpresa. Diciamo subito, invece, che "Gran Torino" non è un film sul Grande Torino di Valentino Mazzola, né sul calcio. Gli appassionati di auto sanno che la Gran Torino è un modello leggendario della Ford: una fuoriserie dalla carrozzeria molto particolare, muso lungo e sedere corto; per intenderci, la macchina di Starsky & Hutch. Nel film è l'automobile alla quale il personaggio di Clint, Walt Kowalski, è morbosamente affezionato.
Walt Kowalski è un anziano reduce dalla guerra di Corea che rimane vedovo nella primissima scena. I due figli sono dei molluschi che abitano altrove. Walt vive da solo in un quartiere che una volta era tranquillo, mentre ora è diventato multirazziale e pericoloso. Nella villetta accanto alla sua vive una famiglia di Hmong, come da quelle parti chiamano gli immigrati dal Sud-Est asiatico. Sono una combriccola numerosa e rumorosa, quanto Walt è solitario e silenzioso. Walt li disprezza. E un “redneck”, un razzista bieco. Lui, in Corea, i Hmong li ammazzava come mosche. Ora deve sopportarli come vicini. E una sera i ragazzini di una gang tentano di rubare la sua Gran Torino del '72. Lui li caccia minacciandoli con lo schioppo, per poi scoprire che il tentato furto era un rito di passaggio della famigerata "linea d'ombra": Thao, il giovane figlio dei vicini, era stato forzato da una gang che voleva in quel modo "iniziarlo" alla vita del teppista. Ma Thao, in realtà, è un pezzo di pane, che preferisce accudire il giardino ("un lavoro da donna") piuttosto che mettersi nei guai. Walt, pian piano, si affeziona a lui. E scopre un mondo, che lo trasformerà in paladino della multiculturalità. Walt Kowalski è una sorta di ispettore Callaghan in pensione. Eastwood lo interpreta con una grinta e una poesia indicibili. Ieri abbiamo pensato a lui quando abbiamo saputo dei nuovi sviluppi del caso Englaro. Clint Eastwood ha parlato dell'eutanasia in un altro capolavoro, "Million Dollar Baby", e ne ha parlato nell'unico modo sensato: facendoci capire - da artista, non da politico né da medico - che l'eutanasia è un'esperienza talmente forte e crudele che solo chi ci è passato, da parente o amico, dovrebbe avere il diritto di parlarne. Per questo noi oggi non vogliamo parlare del caso Englaro. Vogliamo solo esprimere solidarietà umana al papà di Eluana e alla
sua famiglia, e vogliamo solo dire che vorremmo avere Clint Eastwood come presidente del Consiglio. Solo questo. Tutto il resto, diceva il poeta, è silenzio.
1 commento:
Io penso proprio questo, prima di parlare ed esprimere anche un piccolo pensiero su questa tragedia ci si dovrebbe immedesimare nel dolore di questa famiglia che dura da ben 17 anni oppure aver vissuto sulla propria pelle una tragedia simile.Quindi se non siamo in queste due condizioni è meglio stare zitti .
Un saluto Banzai e buon fine settimana!
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