sabato 18 aprile 2009

i cucchiai


I cucchiai

da: ‘Le parole portano lontano’

::::::::::::::::::::::::::::::::::::Nick Owen

Una donna morì, la sua anima lasciò il corpo e volò in cielo.

Bussò al Portone dell’arcangelo, un grande Portone di legno che, aprendosi, fece cigolare gli antichi cardini rugginosi.

Quando l’arcangelo vide la donna, inspirò a fondo e disse.” Alla fine sei arrivata; temevamo questo momento”.

Che intendi” disse la donna, “perché temevate il mio arrivo?” “Beh” disse l’arcangelo, “sai che il mio lavoro è dirigere le persone verso il Paradiso oppure verso l’Inferno. Il problema è che con te non sappiamo che fare”.

“Che vuol dire che non sapete che fare?”. “Beh” rispose l’arcangelo, “noi abbiamo delle bilance, un’ampia gamma di bilance con le quali valutiamo il bene e il male compiuto da ognuno durante la vita. Il piatto più pesante è quello che determina se quell’anima deve andare su in Paradiso o giù all’Inferno”. “E allora?” “Nel tuo caso, e questo è il nostro problema, quando pesiamo la tua vita, c’è un perfetto equilibrio. Non era mai capitato, quindi non sappiamo cosa fare con te”.

“Non sapete cosa fare con me!!! E allora dove andrò? Cosa farete?”.

“Abbiamo pensato di far decidere a te”. La donna rimase spiazzata. “Dovrei scegliere se andare in Paradiso o all’Inferno?” “Si” disse l’arcangelo. Ci fu una lunga pausa e poi la donna disse “Che differenza c’è tra i due?” “Tra Paradiso e Inferno? Non c’è alcuna differenza concreta” rispose il guardiano del Portone. “Non c’è differenza? Non c’è ALCUNA differenza? Stai scherzando?” “No, per niente, non c’è nulla da scherzare. Vogliamo che tu scelga la tua dimora eterna”.

Ci fu un’altra lunga pausa e alla fine la donna disse: ”Sei sicuro che non ci siano differenze?” “Beh“ disse l’arcangelo, “vuoi dare un’occhiata prima di decidere?” La donna annuì. “Da dove vuoi iniziare? Su o Giù?” “Direi Su” disse la donna “Bene. Si tratta i un posto molto grande, da quale zona vuoi iniziare?” La donna sembrava spaesata. “Facciamo così, quali erano le tue passioni da viva?” “Ah, è facile: mangiare e bere”. “Allora iniziamo dal ristorante?” La donna annuì, quindi entrarono nell’Ascensore Celeste.

Il Ristorante Celeste era molti piani su. Ancora prima che le porte si aprissero, la donna poté annusare aromi deliziosi, profumi che trasmettevano gioia e abbandono. Quando le porte si aprirono, vide lunghi tavoli, coperti da tovaglie bianche, con delle semplici panche su ogni lato. Sulle panche sedevano persone rilassate dall’aria amichevole: erano sorridenti, avevano un aspetto florido, e chiacchieravano amabilmente. Sui tavoli c’erano grandi zuppiere d’argento piene delle pietanze che emanavano quegli aromi deliziosi. La donna si rese conto che desiderava mangiare, assaggiare il cibo che aveva quel profumo meraviglioso. Si accorse, dentro di sé, di un senso di vuoto che chiedeva di essere riempito e cominciò a venirle l’acquolina in bocca. Poi si accorse di qualcosa di strano: sul tavolo non c’erano posate, né forchette, né coltelli, niente cucchiai da minestra o cucchiaini, c’erano solo dei lunghissimi cucchiai da portata. Erano cucchiai enormi: ognuno misurava almeno un metro e mezzo di lunghezza. L’arcangelo chiese alla donna cosa ne pensasse. “E’ meraviglioso” disse lei, “ma ora sono curiosa di guardare l’altro posto per vedere se sono davvero uguali”.

Scesero con l’Ascensore infernale e la donna si sorprese nel notare che non c’erano differenze nella pressione o nella temperatura. Prima che le porte si aprissero sul Ristorante Infernale, cominciarono a diffondersi i deliziosi aromi che già avevano sentito nel Ristorante Celeste, profumi che trasmettevano lo stesso senso di gioia e abbandono. Quando le porte si aprirono, la donna vide dei lunghi tavoli, coperti da tovaglie bianche e contornati da semplici panche, come prima. Sui tavoli c’erano le stesse zuppiere d’argento che emanavano gli stessi aromi deliziosi. La donna di nuovo, si rese conto di aver fame, di voler assaggiare il cibo che aveva quel profumo meraviglioso. Si accorse dello stesso senso di vuoto dentro di sé che voleva essere riempito e dell’acquolina in bocca. Si rese conto anche della stessa strana situazione riguardo le posate: non c’erano forchette, né coltelli, niente cucchiai da minestra o cucchiaini, solo dei lunghissimi cucchiai da portata. Erano cucchiai enormi: ognuno misurava almeno un metro e mezzo di lunghezza.

Poi realizzò che una differenza c’era. Si era tanto concentrata sui profumi del cibo, sulla semplice eleganza dell’apparecchiatura e sulla stranezza delle posate che non si era accorta del silenzio e dell’atmosfera cupa che caratterizzavano l’ambiente. Sulle panche c’erano file di persone, sedute una di fronte all’altra, come nel Ristorante Celeste. Ma mentre in Paradiso erano tutti rilassati, amichevoli, sorridenti, floridi e impegnati in amabili conversazioni, qui le persone erano completamente diverse. I commensali del Ristorante Infernale erano arcigni e minacciosi, e si guardavano l’un l’altro con sospetto e cattiveria. E anche se la quantità della pietanza contenuta nelle zuppiere equivaleva a quella del Ristorante Celeste, qui la gente appariva emaciata e affamata, come se non mangiasse da settimane. La donna si voltò verso il Guardiano del Portone. “A parte le persone, i ristoranti del Paradiso e dell’Inferno sono identici. Qui, però, nonostante l’abbondanza di cibo, le persone sembrano affamate. Cos’è che provoca questa differenza?”.

L’arcangelo disse: ”Si, ti ho detto che non ci sono differenze concrete, ma mi sono dimenticato di accennare alle differenze che caratterizzano l’atteggiamento delle persone. Hai visto i cucchiai: il fatto è che qui all’Inferno le persone cercano di mangiare ognuna per sé, mentre in Paradiso amano imboccarsi l’un l’altro”.

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