Ad lunae sororem
Forma che cosi dolce t’arrotondi
dove s’inserta l’arco delle reni
e, vincendo in tua copia tutti i seni,
ne la mia man che ti ricerca abondi,
e ti parti, anche duplice, in due mondi
ove il PECCATO i suoi più rari beni
chiuder volle per me, come in terreni
Paradisi, e i misteri più profondi,
o tu, candida mole che sul vivo
perno ondeggi levata in alti cieli
ove la voluttà suoi membri aduna,
risplendi or qui come nel marmo argivo
s’io t’invoco presente, fuor de’ veli,
o carnale sorella de la Luna!
Gabriele D’Annunzio
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