venerdì 5 marzo 2010

senza titolo

A Voi, amici miei, una poesia di ANACREONTE (Teo, Ionia, 570 ca. – 480? a.C.), non intera, ma in frammenti così come io la conosco.

Una riflessione sulla vecchiezza che avanzava, ed avanza, ma in tempi con minori possibilità di risistemazioni estetiche. Possiamo allora dire: “Viva il mondo nuovo?” Chissà! A Voi la risposta.

In amicizia

banzai43

Con una palla purpurea, di nuovo,

Eros chioma d’oro mi colpisce,

e mi invita a giocare

con una fanciulla dal sandalo variegato.

Ma lei, di Lesbo

ben costruita, disprezza

la mia chioma che e’ bianca,

e di fronte a un’altra sta a bocca aperta.

Ormai canute son le mie

tempie, e bianco e’ il capo:

la giovinezza amabile

non c’è piu’, e vecchi sono i denti:

della vita dolce non molto

e’ il tempo che resta.

Per questo, io piango

spesso, temendo il Tartaro.

Terribile e’ l’antro

di Ade: penosa

e’ la discesa; e per chi e’ andato giù

e’ destino non risalire.

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